Bambini paurosi
La serie dei Bambini Paurosi, un progettino nato nel 2018 e legato al tema della paura. Perché la paura è una di quelle sensazioni che si evolve insieme al cervello proprio per non permettergli di essere elaborata.
E’ sveglia la paura, non si fa elaborare, altrimenti non esisterebbe.
Ecco, i bambini paurosi dicono questo.
Qui sotto ne trovate alcuni…
Vita da documentarista. Storia numero 1
Cammino stordito da un vento che non mi ama. Mi vuole punk, con i capelli tutti a destra e il viso contorto dal fastidio. Porto il cavallettone Manfrotto sulle spalle, che da lontano sembra il grosso mitra di Commando. Sembro scemo a camminare cosí nel nulla ma ho un obiettivo chiarissimo: arrivare sull’altipiano e filmare la piana con i coiron (un’erba punk). In lontananza, persa nel vento, sento una voce poco amichevole: “rodisciatierraaa”.
Mi giro.
Niente.
Sono vicino al quartiere militare ma non vedo nessuno. Il confine è ben lontano.
Torno a camminare.
“rodilla en tierra!”
Questa la capisco, chiunque sia dice “Ginocchia a terra.”
Mi giro di nuovo verso il quartiere militare e vedo lui, l’omino rambo in tuta mimetica che mi punta il fucile da circa trecento metri.
Gli urlo che faccio video, che quello é un treppiede e che voglio andare sull’altipiano, che è fuori dal confine militare.
RODILLA A TIERRA!
Mi convince.
Poso tutto, mi inginocchio e alzo le mani.
Penso tra me e me e l’unica immagine che ho in mente é quella della mia testa dentro alla sua mira.
Chi cazzo é questo qui, sarà pazzo? Un militare giovane, una sentinella, magari é scemo e mi spara?
Non muoverti.
Non toccare il cavallettone che sembra un mitra, non metterti le mani in tasca anche se ti cascano le dita dal freddo, non accucciarti dietro la cunetta, non fare proprio un cazzo di niente.
Stai cosí, come un povero stronzo.
Attendo in posizione per cinque minuti che scorrono lenti come miele freddo, poi arrivano correndo tre uomini rapati, il collo cancellato da un’attenta selezione genetica. Mi chiedono che ci faccio lí. Spiego le mie ragioni da una posizione che neanche la piccola fiammiferaia.
Mi chiedono scusa e mi dicono di salire al cerro duecento metri piú avanti.
Grazie.
Ciao.
Me ne vado barcollando come una giraffa imbartonata dai narcotici e sperando che un virus folle costringa tutti quelli che hanno un’arma a spararsi in faccia.
Mostro delle nuvole
Dopo tutti i temporali ci vuole sempre qualcuno che riporta a casa le nuvole che si sono perse.
#mostrodellenuvole
#mostridaria
Mostri dell’edera sempreverde
Agli uomini non piace quello che fanno i mostri dell’edera sempreverde. Tuttavia, se non ci fossero loro, molti pennuti in inverno non avrebbero un posto dove ripararsi.
Omaggio a Aldous Huxley
Qualche anno fa leggevo Riflessioni sulla luna, di Aldous Huxley, un libro che consiglio. Disegnai queste due tavole che vennero poi pubblicate dalla rivista La Luna Di Traverso.
La luna fotonica di queste notti le ha tirate fuori dal cassetto.
“Lassù è sospesa la luna, il simbolo più vicino e familiare di tutti gli orrori cosmici; ma gli astronomi che scoprirono gli orrori dello spazio e del tempo erano uomini. L’universo ha lanciato una sfida allo spirito umano: nonostante la propria inutilità e insignificanza, l’uomo l’ha raccolta. La pietra ci guarda dalla nera immensità, come un memento mori. Ma noi sappiamo che è un memento mori, e questo significa un certo senso d’orgoglio umano. Abbiamo il diritto di provare una vaga, sobria esultanza.”
(Aldous Huxley, Riflessioni sulla luna, 1931)
Vita da documentarista- Storia numero 5
Ogni tanto, quando sono in giro per girar documentari, disegno episodi di viaggio. A volte però ho la sensazione che ci sia più nei disegni che nei documentari che cerco di fare.
Forse perché il disegno è immediato e non devo pensare all’ottica giusta o a dove mettere il microfono.
La Patagonia, come tutto quello che ha a che fare con i nostri ragionamenti, cambia velocemente, trasformandosi in meta turistica. Molte cose si perderanno, molte altre verranno preservate dal turismo stesso. Rimane un luogo enorme, pieno di belle storie che vorrei raccontare.