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Vita da documentarista. Storia numero 2
Santiago, il mio nuovo vicino qui a Tortel, mi chiede se stanotte lo posso aiutare perché arriva la Barcaza.
– Arriva cosa? –
– La Barcaza, Yaco! –
Qui tre volte al mese passa la Barcaza, una nave che attraversa i fiordi Cileni. Gli abitanti di Tortel ne approfittano per fare il carico di viveri, alcool e di tutto quello che qui non si trova o che costa troppo caro. La Barcaza arriva di notte, sempre di notte.
– E piove sempre – aggiunge Oscar che ha 62 anni e una pelle che sembra aver vissuto altre tre vite.
Dalla Barcaza la roba si scarica direttamente sulle altre barche, quindi quando arriva bisogna attraccare a poppa e fare tutto di corsa, possibilmente senza cadere nelle acque gelide.
Questo é quanto mi dicono.
Aspettiamo al buio sulla barchetta, cullati dalle onde e riparandoci come possiamo dalla pioggia battente. É la prima volta che mi trovo in mare nella completa oscurità. Il mare mi fa cacare sotto di giorno, figuriamoci di notte. Oscar e Santiago fumano sigarette che sembrano impermeabili, immobili come statue di legno. Finalmente tra i fiordi fa capolino la Barcaza, una sorta di dinosauro dagli occhi luminosi. Dopo aver visto per giorni solo barchette di legno, la Barcaza, che in realtà è un semplice traghetto neanche troppo grande, sembra il Titanic. Quando veniamo abbagliati dalla luce dei fari, noto che intorno a noi ci sono decine di altre barchette che prima erano al buio. Tutti gli uomini di Tortel che ho imparato a riconoscere si trovano qui. Tutto il resto si svolge rapidamente, la Barcaza apre la sua bocca luminosa, gli uomini scaricano quel che devono dai container facendo volare sacchi e cartoni, e tutti spariscono nell’oscurità. Una birra davanti alla stufa economica, ci si asciuga un pò e tutti a letto. Ma qualcosa è cambiato, perché ora mi salutano tutti col sorriso e le signore mi regalano la marmellata. Rimango un gringo con la videocamera ma non sono piú turista.
– Arriva cosa? –
– La Barcaza, Yaco! –
Qui tre volte al mese passa la Barcaza, una nave che attraversa i fiordi Cileni. Gli abitanti di Tortel ne approfittano per fare il carico di viveri, alcool e di tutto quello che qui non si trova o che costa troppo caro. La Barcaza arriva di notte, sempre di notte.
– E piove sempre – aggiunge Oscar che ha 62 anni e una pelle che sembra aver vissuto altre tre vite.
Dalla Barcaza la roba si scarica direttamente sulle altre barche, quindi quando arriva bisogna attraccare a poppa e fare tutto di corsa, possibilmente senza cadere nelle acque gelide.
Questo é quanto mi dicono.
Aspettiamo al buio sulla barchetta, cullati dalle onde e riparandoci come possiamo dalla pioggia battente. É la prima volta che mi trovo in mare nella completa oscurità. Il mare mi fa cacare sotto di giorno, figuriamoci di notte. Oscar e Santiago fumano sigarette che sembrano impermeabili, immobili come statue di legno. Finalmente tra i fiordi fa capolino la Barcaza, una sorta di dinosauro dagli occhi luminosi. Dopo aver visto per giorni solo barchette di legno, la Barcaza, che in realtà è un semplice traghetto neanche troppo grande, sembra il Titanic. Quando veniamo abbagliati dalla luce dei fari, noto che intorno a noi ci sono decine di altre barchette che prima erano al buio. Tutti gli uomini di Tortel che ho imparato a riconoscere si trovano qui. Tutto il resto si svolge rapidamente, la Barcaza apre la sua bocca luminosa, gli uomini scaricano quel che devono dai container facendo volare sacchi e cartoni, e tutti spariscono nell’oscurità. Una birra davanti alla stufa economica, ci si asciuga un pò e tutti a letto. Ma qualcosa è cambiato, perché ora mi salutano tutti col sorriso e le signore mi regalano la marmellata. Rimango un gringo con la videocamera ma non sono piú turista.
Piove troppo per la Canon, opto per la bic.
#magicmindcorporation
#wendyfilms
#patagonia
Vita da documentarista- Storia numero 5
Ogni tanto, quando sono in giro per girar documentari, disegno episodi di viaggio. A volte però ho la sensazione che ci sia più nei disegni che nei documentari che cerco di fare.
Forse perché il disegno è immediato e non devo pensare all’ottica giusta o a dove mettere il microfono.
La Patagonia, come tutto quello che ha a che fare con i nostri ragionamenti, cambia velocemente, trasformandosi in meta turistica. Molte cose si perderanno, molte altre verranno preservate dal turismo stesso. Rimane un luogo enorme, pieno di belle storie che vorrei raccontare.